Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha voluto ringraziare così, con una telefonata, don Giuseppe Tedesco, della parrocchia di San Giuseppe di Busto Arsizio (VA), durante un collegamento video.
Il sacerdote questa notte è rientrato da Lodz, Polonia, con 8 bambini tra i 4 e i 14 anni e una neonata di 8 giorni accompagnata dalla madre, in fuga dai bombardamenti. Con due parrocchiani ha percorso 3.000 chilometri per raggiungere i bambini che già conosceva perchè da qualche anno sono ospiti dello stesso oratorio durante i periodi di vacanza.
Il governatore Fontana ha fatto pervenire ai piccoli ospiti zaini, gagliardetti e altri gadgets dell’Inter, squadra di cui sono tifosissimi.
“Spero siano i primi bimbi ad arrivare di tanti – ha detto don Giuseppe, rivolgendosi al presidente – anche perché ne mancano altri che erano qui con noi la scorsa estate. Erano in 11 a giocare sul nostro campo, erano diventati tutti amici, speriamo possano arrivare tutti qui con noi”. “E noi faremo il possibile – ha aggiunto il presidente Fontana, che ha regalato loro alcuni zainetti, cappellini, portachiavi, matite dell’Inter – perché si possa riunire questa bella squadra di ragazzi, senza dimenticare chi sta soffrendo per questa esperienza drammatica che è la guerra”.
Don Giuseppe spiega così a LombardiaNotizieOnline come è nata l’idea di raggiungere Lodz: “Farsi 36 ore di pullmino in meno di 48 ore è stata davvero dura, ma è nato tutto dall’affetto verso questi bambini. Sono venuti qui prima del Covid e ci siamo affezionati a loro. Insieme ad altre famiglie che li hanno accolti. La speranza ora è di portarne altri”.
“La Polonia sta accogliendo le persone con grande generosità – ha detto don Giuseppe – ma i racconti che ci arrivano ci gelano il sangue. Hanno lasciato tutto, si avverte nei loro cuori la sofferenza. Daremo tutto l’affetto possibile, insieme alle persone che si prenderanno cura di loro, sapendo che si ricorderanno di essere stati aiutati, amati e sostenuti quando saranno divenuti adulti”.
I bambini sono contenti di essere qui ma sperano che anche il papà possa raggiungerli. “Ho paura di quel che succede là”, ha detto uno di loro.
“Dobbiamo pregare per la pace – ha concluso don Giuseppe – perché si arrivi a una tregua per far partire chi oggi è devastato dal dolore e si arrivi a una pace che permetta la ricostruzione. Io amo questi ragazzi, ma sono stati affidati dai loro genitori. Dobbiamo sperare che possano tornare nella loro patria, ricostruirla nella speranza della rinascita dell’Ucraina. Il grosso del problema arriverà, per ora ho solo dato un esempio, di come si può operare con il cuore. Lavorare con il cuore e la ragione, informando le autorità per ogni scelta che si va a prendere”.